UN PIATTO DI TAGLIATELLE
di Maurizio Lanzoni
M. Ven. Fr. 1° Sorv., in che cosa consiste il Lavoro dei Compagni?
1° Sorv. Nel trasformare la Pietra Sgrossata in Pietra Cubica e nel salire una scala curva di cinque gradini.
M. Ven. Dove conduce questa scala?
1° Sorv. Nella Camera di Mezzo.
(Dal Rituale del Secondo Grado)
NOTA: Nella ritualità Emulation l’Apprendista non ha salario, ma viene pagato con vitto e alloggio, il Compagno riscuote il salario nella Camera di Mezzo alla quale si accede salendo su una scala curva posta nell’atrio del Tempio; il Maestro riceve il salario nel Sancta Sanctorum.
Nelle campagne, dove vivono uomini a contato con i misteri della Natura, succedono cose strane.
Là, tra gli alberi, passeggiano presenze inverosimili, che i nostri antichi chiamarono gnomi, elfi, fate e folletti. Ma il contatto con loro sviluppò sensibilità acute che oggi noi fatichiamo a concepire.
Là, in una campagna, tra il mare e il monte, molti anni fa, successe la storia che raccontiamo.
AMBIENTAZIONE
La scena si svolge nel tinello di una casa colonica nelle nostre campagne di settant’anni fa. Arredamento alla buona, ma funzionale, come si usa tra gente solida, che conosce la fatica di vivere, ma vuole godere anche di qualche piccola comodità.
ATTORI
Il notaio Franconi. E’ un professionista affermato, un po’ bizzarro, amante del buon mangiare. Si presenta tutte le primavere per acquistare cinquanta litri del miglior sangiovese, pagati in contanti. Giacca e cravatta; pesa almeno centocinquanta chili. Si muove a piccoli passi ma possiede nell’aspetto una fiera leggerezza, come fosse rigonfio di aria. E’ abitudinario, il notaio Franconi. Arriva con la sua spider extra lusso, un modello raro, che parcheggia sotto il ciliegio, a ridosso della concimaia, talmente vicino al gradino del letame che quando esce dall’auto, deve rimanere in bilico come un funambolo per non cascarci dentro: centocinquanta chili in equilibrio sul perimetro di un enorme vascone di cacca, sfidando la gravità con la leggerezza di una farfalla. Franconi dice che la fortuna è una donna distratta, che va quindi continuamente pizzicata.
Il Nipote del contadino. E’ un ragazzino di città, sulla via dell’adolescenza. Tutti i fine settimana va a trovare i nonni in campagna e in campagna passa le vacanze estive, dalla fine della scuola all’inizio delle lezioni. Normalissimo ragazzo, con tutti i difetti e i pregi dei suoi coetanei. E’ molto vispo e acuto, certo più della media dei ragazzini della sua età.
Il Nonno contadino. Attore assente: è nella stalla ad assistere una vacca partoriente.
Nonna Minghina. L’azdòra. Non interviene se non per servire in tavola. Ma è lei l’artefice (per usare un termine colto) delle tagliatelle.
E infine, attrice protagonista, muta, che parla solo con profumi e sapori, star insostituibile, unica, irripetibile, lei, la tagliatella. Però attenzione! La tagliatella non è mai sola, assomiglia in questo ai massoni. Non esiste il massone isolato: deve essere incardinato in una loggia. Così non esiste la tagliatella isolata: deve essere incardinata in un Piatto di Tagliatelle.
Come il lavoro della Loggia è corale e armonico, così deve essere il Piatto di Tagliatelle: corale e armonico.
Come la calcina che il Maestro Venerabile mette tra le pietre per costruire coralmente e armonicamente, così anche il Piatto di Tagliatelle ha la sua calcina, che unisce e amalgama coralmente e armonicamente ogni tagliatella: il ragù.
SCENA PRIMA
Premessa. Il notaio Franconi, come ogni anno, è venuto a comprare il sangiovese. Malgrado il suo quintale e mezzo di peso si muove con leggerezza e levità. Pare proprio abbia conquistato il segreto degli antichi costruttori di cattedrali di trasformare il peso in spinta essenziale della leggerezza, verso l’alto. Ora si appresta a consumare il suo pranzo (le solite quattro uova di tagliatelle al ragù) che implicitamente è compreso nell’acquisto del vino. Al tavolo sono seduti solo il Notaio e il Nipote, essendo il Nonno lontano ad assistere la vacca in travaglio.
AI PIEDI DELLA SCALA
Per la costruzione del Tempio di Re Salomone venne impiegato un numero immenso di Muratori. Essi erano stati suddivisi in Apprendisti Ammessi e Compagni di Mestiere. Gli Apprendisti Ammessi ricevevano una razione settimanale di grano, vino e olio. I Compagni di Mestiere ricevevano il salario in spezie, che riscuotevano nella Camera di Mezzo del Tempio. Essi vi pervenivano passando dal portico o ingresso, situato a Sud. Dopo che i nostri antichi Fratelli erano entrati dal portico, si trovavano ai piedi della scala curva, che conduceva alla Camera di Mezzo. La loro salita era ostacolata dal 2° Sorvegliante, che chiedeva loro il Toccamento e la Parola di Passo…
Sulla sommità della scala curva, giungevano alla porta della Camera di Mezzo, che trovavano aperta, ma debitamente vigilata dal 1° Sorvegliante, il quale domandava loro Segno, Toccamento e Parola. Poi passavano nella Camera di Mezzo del Tempio, dove ricevevano il salario.
(Dal Rituale Emulation)
La Nonna porta in tavola una zuppiera colma di tagliatelle fumanti e ben condite.
Notaio Franconi (il viso si illumina di una luce interiore): Un piatto di tagliatelle è pura poesia.
Nipote (guardandolo timidamente, come sentendosi nel posto sbagliato): Le tagliatelle?
LA SCALA DRITTA
Il Notaio Franconi prende il tovagliolo, avvoltola un angolo al collo della camicia e lentamente appoggia entrambi gli avambracci sul bordo del tavolo. Chiude gli occhi. Immobile. In silenzio.
Primo Scalino: la Bellezza
Notaio Franconi. Pare meditare davanti alla zuppiera e riflettere intensamente. Inspira il profumo della nuvola calda, dolciastra e pungente, qualcosa di vivo che sembra parlare alle sue orecchie una lingua agli altri incomprensibile.
Nipote. Guarda un po’ intimorito. Poi comincia a mangiare, cercando di non disturbare lo stato di estasi del notaio.
Notaio Franconi (dopo alcuni istanti di raccoglimento). Le tagliatelle sono un’esigenza dell’anima, profondamente intima. Ogni sapore vive insieme agli altri. L’approccio ad un solo sapore ci dà una percezione parziale, monca. Ogni sapore è parte di un equilibrio più grande. Certo esiste singolarmente ma è con gli altri che si confronta, è con gli altri che dialoga, si deprime o si esalta. È un coro. Un gigantesco coro di voci acute e grevi, voci che cantano all’unisono. E’ il coro la sorgente della Bellezza.
Secondo Scalino: la Forza
Notaio Franconi. Non puoi masticare le tagliatelle a quel modo. Non sei una capra.
Nipote. Le tagliatelle? (E’ immobile, come paralizzato. Guarda il notaio senza deglutire).
Notaio Franconi (prende lentamente la forchetta, arrotola la pasta e l’annusa prima di metterla in bocca): Dobbiamo imparare a sentire.
Breve pausa
Notaio Franconi. Le tagliatelle hanno uno scheletro fatto di uova e farina, quando le mastichi non puoi ridurle in poltiglia. Le uccidi, le soffochi, le rendi inutili.
E’ lo scheletro che dà origine alla Forza.
Terzo Scalino: la Sapienza
Nipote. Manda giù il boccone che aveva lasciato a metà. Le tagliatelle non perfettamente sminuzzate urtano dolcemente contro faringe e glottide, scendono per l’esofago, attivano sensi dei quali non ha mai sospettato l’esistenza.
Nipote. Percepisce il peso della farina, la sua gravità, la consistenza della grana, il suo scheletro. E’ la prima volta che gli succede.
E’ questa la Sapienza, la capacità di unire ma anche distinguere, di sapere ma anche non sapere, di conoscere ma anche non conoscere?
Breve pausa
Notaio Franconi: Facciamo un gioco. Dài un voto. Alle tagliatelle dico. Da uno a dieci.
Notaio Franconi (con tono che vorrebbe essere paterno, ma risulta paternalistico): Prima di iniziare, ricordati che l’attesa è tutto. Cosa ti aspetti da un piatto di tagliatelle?
Nipote. Resta in silenzio.
Notaio Franconi (si risponde da solo, con tono compiaciuto): Ti aspetti il mare e la montagna, figliolo; ti aspetti le vacche bianche sopra le colline verdi. Ti aspetti il maiale impertinente libero nell’aia, il pomodoro acido che punge e l’odore loquace degli orti argillosi. Ti aspetti il grano come oro fino e il vento e il suono della cavèja cantarena. E uomini forti ti aspetti, e sangue e lacrime e sudore. Ti aspetti il cuore della Romagna e la sua immensa ospitalità.
Notaio Franconi (con tono professorale): Ora concentrati. Non pensare, lascia emergere i sapori, fai in modo che si rivelino gli equilibri, lascia comparire le immagini.
LA SCALA CURVA
Anni dopo, ormai uomo adulto, il Nipote ricorderà quel momento.
Nipote: Feci come mi aveva detto, respirai profondamente. Cercai di allontanare ogni timore.
Primo Scalino
Nipote: Masticai un grosso boccone di tagliatelle. Chiusi gli occhi, estesi la testa sul collo, dilatai le narici lasciando che l’aria roteasse dalla gola al naso.
Secondo Scalino
Nipote: Ebbi l’impressione che l’impasto e gli ingredienti coagulassero prima di dissolversi, che convergessero prima di espandersi nuovamente. Si strutturavano per poi diventare evanescenti, come se avessero subito una sorta di esplosione.
Terzo Scalino
Nipote: Una detonazione multipla. E il centro di quell’evento, inaspettato, fu il sapore della carota. Quella radice arancione emerse nuda dentro di me. Il suo profumo di terra umida si rivelò dolce al centro della bocca, alla base del naso, isolato dagli altri. La cosa eccezionale fu percepire quell’aroma come qualcosa di vivo, qualcosa che cresceva e mutava trascinando con sé gli altri odori. Se li portava addosso come registrati in memoria. Tutti. Insieme. Nessun ingrediente agiva nello stesso modo eppure si esaltava con gli altri, comunicava con gli altri, si trasformava con gli altri.
Quarto Scalino
Nipote: Il corpo tenero della carota cedeva sotto il peso della lingua e il suo profumo entrava in confidenza con i cubetti solidi del sedano, con la loro consistenza tosta e fibrosa, più resistente alla cottura. Agivano insieme come tenendosi per mano, l’una dolce e fredda, l’altro sobrio e pungente. Amplificavano il profumo della terra e della foglia fradicia dopo il temporale. Ebbi un brivido violento. Il sedano poi si aggrappava al bisbiglio tiepido della cipolla come una vela si aggrappa al pennone di una nave in un giorno di bonaccia. Quel refolo di vento portava con sé la densità dell’uovo, semidolce, asciugato e vinto dall’abbraccio amidaceo della farina. Insieme erano un corpo unico. Solido. Attraversai fossi di biancospino e percorsi chilometri di campi arati prima di arrivare al mare. Il sale fece schizzare le papille gustative e il pomodoro articolò quel vento, diventato aspro, dentro l’effluvio grasso della carne macinata. Suadente. Come un valzer.
Quinto Scalino
Nipote: L’odore fruttato dell’olio riusciva a legare la pelle ruvida della tagliatella alla parte più liquida del ragù. Una punteggiatura distratta, un alfabeto poetico capace di saltare dalla lingua al naso per codificare i nuovi sapori, per sceglierli, come una mano quando tasta un frutto per saggiarne la consistenza.
SCENA SECONDA
Il Nipote è arrivato in cima alla Scala.
In cima alla Scala
Nipote (riflette tra sé e sé). Ho sentito odori nuovi, percepito profumi di terra e farina, di mani sporche di uova e fienili pieni di sole, di folklore e danze e sudore, di lavoro, di braccia forti e sangue di maiale dappertutto. Il sangue di maiale. È sempre festa quando si uccide il maiale. Il suo grido acutissimo ti rimane scolpito nelle orecchie per giorni. Già, è stato il grido del maiale a farmi vedere la vacca, agonizzante, lontana, bianca, come i petali dell’albicocco che quando tira il vento paiono neve.
Il 1° Sorvegliante
Lì, in cima alla Scala, sta il 1° Sorvegliante. Per entrare nella Camera di Mezzo ed essere pagato il Compagno deve dare la Parola di Passo.
Notaio Franconi (con il tono tipico dell’adulto verso il piccolo che – ritiene – non può ancora sapere): Allora figliolo. Dimmi il tuo voto.
Nipote (aprendo lentamente gli occhi, madido di sudore, quasi non consapevole del lavoro svolto): Otto.
Notaio Franconi (sorridendo, con aria di superiorità): Non era un dieci?
Breve pausa.
Notaio Franconi (con la sicumera del 1° Sorvegliante che crede di aver colto in castagna il Compagno di Mestiere pivellino – “Non ricorda la Parola, non verrà pagato. Così imparerà!” – immagina divertito): Troppo sale? Troppo cotte?.
Nipote (consapevole della serietà del lavoro svolto): No, troppo porco.
Notaio Franconi (con tono improvvisamente serio): Troppo porco!?!
Nipote (con la sicurezza di chi ha consapevolmente compiuto il proprio lavoro e chiede il giusto salario): Troppo porco. Il porco ha rotto l’equilibrio e ha ucciso la vacca.
Notaio Franconi (in piena confusione panica, mostrando l’errore dei Maestri della Loggia ad averlo chiamato a quella Dignità): Ucciso la vacca!?!
Nipote (ormai certo di avere pronunciato la Parola giusta per la Camera di Mezzo): La carne del maiale ha esaltato gli odori forti ma ha soffocato quelli delicati. La vacca ha tentato di emergere ma il grasso del porco ha teso una trappola mortale».
CONCLUSIONE
Il notaio Franconi esce dalla nostra storia: il suo compito è esaurito e da attore protagonista si trasforma in evanescente comparsa.
Il 1° Sorvegliante, ormai smascherato dei suoi limiti, divenuto incapace di ammettere di non sapere, fa una smorfia come quella che fanno quei Maestri quando, dopo avere trasmesso un sapere, si rendono conto che l’allievo ha appreso in un istante quella conoscenza che a loro è costata la fatica di una vita. L’ha fatta sua. In un attimo. Tutta insieme. Superandola.
L’allievo ha ucciso il maestro.
Il maestro, questo falso maestro, svanisce e non comparirà più.
L’allivo, il giovane Compagno di Mestiere, entra a buon diritto nella Camenra di Mezzo a riscuotere il giusto salario.
Post Scriptum
Liberamente tratto e tendenziosamente manipolato da Lo Zen della tagliatella romagnola di Marco Galizzi (Soc. Editrice “Il Ponte Vecchio”, 2011, Cesena). Il Capitolo è: Il senso dell’unità e dell’equilibrio: il notaio Franconi.