Sono otto gli ordini e i riti riconosciuti dal Grande Oriente d’Italia:
Alcuni tra questi sono attivi in Emilia-Romagna e producono materiale di perfezionamento massonico di grande rilievo che da oggi saranno disponibili nella Biblioteca Digitale. “Informazione Scozzese“, in seno al Rito Scozzese Antico e Accettato, fu pubblicata in formato digitale dal 2011 al 2015 su iniziativa di alcuni fratelli della regione. Diamo evidenza dei primi sei numeri, i restanti nove saranno disponibili da venerdì 7 giugno.
Le istruzioni per accedere alla Biblioteca Digitale
Informazione Scozzese, numero 1, Anno 2011
(scarica il Pdf oppure consultalo online)
Editoriale
Causa un eccesso o un difetto d’identità, i massoni amano spesso analiz- zarsi e discutere di sé. Ora con la presunzione d’essere l’ombelico del mon- do. Ora con la permalosa insofferenza di chi, credendo d’aver visto e deci- frato tutto, si ritrova emarginato. “Informazione scozzese” nasce al contrario da una reazione impaziente al “déja vu” o, meglio, al “déja lu”, quale possi- bile approdo, dopo molto travaglio, ad una disillusa intelligenza. Compen- sando il suo ristretto e marginale spazio, la rivista prende forma su Internet in differenti lingue. Per scrollarsi di dosso l’entropia delle idee ricevute ed aggiornare le speranze. Per spiegare ed istruire senza pregiudizi e senza anchilosi. Ma soprattutto senza rancoroso stupore. Una sorta di promemoria per i nomadi e per i cittadini onesti. E per i Fratelli che hanno a cuore le sor- ti di un Rito Scozzese inteso come memoria e come proiezione della vita. Nel continuo rinnovarsi di tutto ciò che ci circonda. Buona lettura e buon la- voro a tutti.
Informazione Scozzese, numero 2, Anno 2011
(scarica il Pdf oppure consultalo online)
Editoriale
“La conoscenza non progredisce senza specialisti”. Secondo un paradigma culturale oggi imperante dovremmo consegnare il nostro destino ai differenti esperti settoriali. Ma poiché le verità separate comportano una parte d’errore data dalla loro mutilazione, bisogna che dei generalisti colleghino le conoscenze in insiemi e riflettano su questi insiemi. Per inserire una conoscenza in una globalità e far comunicare tra loro le parti, occorre pure nutrire la passione per la cultura. E occorre il pensiero critico per riconoscere il processo di formazione di errori e d’illusioni. Solo in quest’ottica la Massoneria Scozzese potrà continuare a essere un metodo di conoscenza totale, ma non completa, perché consapevolmente relativa. Per queste ragioni, alla ricerca di una possibile coerenza tra visioni e percorsi discordanti, amano gli “scozzesi” attraversare zigzagando il territorio sconnesso dei saperi. Per studiare i luoghi e i mezzi dell’efficacia simbolica. Per scoprire le vie traverse attraverso cui un’idea diventa ideologia: valore, comportamento, organizzazione, fonte d’ispirazione. In questa ricerca non siamo certo soli. Nei primi trenta giorni dalla sua uscita, il primo numero di “Informazione Scozzese” è già stato visitato migliaia di volte ed è nostra ambizione allargare la compagnia. Mentre fuori divampa la “peste” e infuria “la lotta tra guelfi e ghibellini”, in questo secondo numero cercheremo soluzioni possibili nell’archeologia del moderno. Un po’ inesperti ma consapevoli che le civiltà sono mortali e che nessuna testimonianza potrà rendere per intero i segni e i simboli con cui esse si configurano. Evaderemo con Boccaccio lontano dall’epidemia. Partiremo in viaggio con Montaigne. Ripenseremo l’Ordine cavalleresco, l’asimmetria funzionale dei due emisferi cerebrali, l’Occidente e il congedo dell’Occidente. Impegnati a mischiare di nuovo ciò che fu scisso, ad aprire uno spazio di senso e occupare, con uno sforzo di conciliazione, lo spazio mediano che sta nella mappa fluttuante delle relazioni. Buona lettura a tutti.
Informazione Scozzese, numero 3, Anno 2011
(scarica il Pdf oppure consultalo online)
Editoriale
Precisata la specificità del RSAA come “ORDINE CAVALLERESCO”, il progetto di questo terzo numero di INFORMAZIONE SCOZZESE è di raccontare la storia dello sguardo e, se possibile, definire lo statuto dell’immagine. La scelta nasce da un’evidenza e obbedisce a una necessità. L’evidenza è che all’universo del vedere, attraverso forme differenti e percorsi non lineari, è accordato oggi un privilegio tale che l’esperienza umana è sempre più caratterizzata dall’esperienza visiva e dalla rappresentazione segnica. La necessità è che quanti hanno a cuore la ricerca della verità dovrebbero indagare sul primato della vista e sulla polifunzionalità dell’immagine nel sistema conoscitivo. Dai tempi di Platone, di cui è nota la diffidenza nei confronti dell’immagine, il privilegio accordato allo sguardo, l’equivalenza d’idea, teoria, visione, si configura come una vicenda controversa, che è urgente interrogare. Scopriremmo che, dagli “ex-voto” al telegiornale, passando per Caravaggio, le pratiche dell’immagine si svolgono entro un triedro: uno spazio limitato da tre semirette non complanari che escono da un punto e definiscono, a due a due, tre piani. In tal modo la dimensione e la proprietà di ciascun piano dipendono dagli altri due. Scopriremo, allora, che le pratiche dell’immagine pongono una questione tecnica, una questione simbolica e una questione politica. Questione tecnica: come e dopo quale apprendistato si fabbrica un’immagine? Questione simbolica: come funge da tramite e quale senso è trasmesso? Questione politica: per quale autorità, per quale fine e sotto la sorveglianza di chi? Certo è che ciascuno dei tre quesiti divide il lavoro d’indagine in codificate discipline accademiche le quali, forse scientificamente necessarie, disarticolano e fanno sparire le cerniere che uniscono i tre piani. Due attitudini totalmente differenti si pongono. Se decidiamo di essere degli specialisti, accumulando confortevolmente sempre più informazioni su un piano sempre più preciso, finiamo col sapere tutto su ”niente”. Se decidiamo di essere dei generalisti, ficcando il naso sui tre piani, abbiamo un’idea migliore su ciò che ci sta di fronte, ma non siamo specialisti in nulla e ci troviamo in una situazione intellettualmente del Fr. Giovanni Casa, 33° Gr. M.A. Gran Bibliotecario 3 EDITORIALE Massimo Rao, 1985 disagevole. Soprattutto in un’epoca come la nostra in cui si è sviluppata un’intelligenza cieca ai contesti e incapace di concepire gli insiemi. Sicuramente occorrono molti contatti perché l’interdisciplinarietà diventi feconda, perché il pensiero complesso trovi la presenza della parte nel tutto, ma anche la presenza del tutto nella parte. Tradizionalmente è in questa direzione che continuerà a muoversi il nostro “impegno scozzese”.
Informazione Scozzese, numero 4, Anno 2012
(scarica il Pdf oppure consultalo online)
Editoriale
Ci sono luoghi nel mondo ove la nebbia impedisce di vedere. Gocce d’acqua in sospensione, quando il sole brilla, deviano i raggi all’infinito e, gradualmente, gli oggetti sfuggono allo sguardo. Annegata in un chiarore biancastro, incapace di localizzarne la fonte, la gente di quei luoghi diffida della luce: timorosa e vigile cerca di vedere attraverso la nebbia. Non è pertanto un caso se questo quarto numero d’INFORMAZIONE SCOZZESE, dedicato al tema della luce, sia stato scritto in una pianura brumosa da gente scettica, usa all’inganno ottico dall’età della ragione. Perché la luce, se è una faccenda d’illuminazione nel senso fisico del termine, è anche il problema filosofico che indaga come una montagna possa attraversare le pupille o che, audacemente, interroga il rapporto tra sole, lampadine e spirito: dalla magia di una notte mediterranea con la festa dei fuochi d’artificio riflessi dall’acqua, alle grandi cosmogonie delle sette, delle religioni ecumeniche e delle scienze, che aprono all’invisibile, disincarnando il mondo. L’Encyclopédie, manifesto-simbolo dei Lumi, avendo rinunciato alla ricerca metodica dell’estasi, provò a scoprire la luce nell’inchiostro e nei caratteri di piombo; provò a mostrare come le innovazioni tecniche producano effetti culturali. Sviluppando una filosofia dell’oggetto, oggetto tecnico essa stessa, aspirava a rendere il mondo migliore e comprensibile. Ma contrariamente a ciò che annunciarono i profeti del progresso, il terzo millennio non vive in un mondo inondato di luce. La palingenesi sociale, l’alba del nuovo giorno, tarda a imporre il suo “fiat lux” alle tenebre dell’oppressione e dell’inganno. Forse perché la violenza politica è strutturale. Forse perché non si può scavare un buco senza che l’oscurità lo invada. Come se ogni corpo possa sottrarsi alla sua ombra! Nel tentativo di comporre il contrasto dialettico tra luce e tenebre, si propose l’idea di trasparenza come metafora dell’intelligibilità: il mondo è trasparente per colui che può guardarlo senza ostacolo! Quest’aspirazione a una visibilità totale, l’ossessione di vedere, di sapere e di controllare tutto, fa della trasparenza una strategia di controllo: talvolta una realtà poliziesca e inquisitrice, cui si resiste nella penombra. La penombra è un punto d’equilibrio. Lungo la linea del chiaro-scuro, ove la paura delle tenebre si attenua senza che la luce accechi, l’ombra e la luce giocano insieme e si completano. E’ un gioco armonico e sottile che, nell’armonia del grigio, tesse una vita intelligente: affinché i Lumi si compiano senza penalizzare la qualità dell’ombra.
Informazione Scozzese, numero 5, Anno 2012
(scarica il Pdf oppure consultalo online)
Editoriale
Sembra che il cervello elabori in modo indipendente le informazioni che riceve dalla zona centrale e da quella periferica del campo visivo. E sembra che queste competenze si escludano a vicenda: chi è bravo a focalizzare i dettagli centrali, sarà meno bravo a riconoscere aspetti e schemi delle più ampie regioni periferiche. Quando la realtà diventa complicata e di difficile lettura, come un disegno di Escher fatto di scale e di fontane, il concentrarsi su un unico elemento induce a credere l’immagine plausibile; mentre una visione più ampia della scena rivela che le scale non portano da nessuna parte e che l’acqua delle fontane scorre all’insù. Questa particolare abilità nella visione periferica, che rapidamente coglie una scena nel suo insieme ed esclude i dettagli centrali, è tipica dei dislessici e non rappresenta sempre una difficoltà d’apprendimento. Al contrario offre un vantaggio quando si deve dare un significato a un’enorme quantità di dati. Giova agli astrofisici e giova anche ai massoni quando essi aprono il compasso, tra i valori della trascendenza e il quotidiano: per mediare tra i “saperi” e le culture e riflettere sulle vie e sui mezzi dell’efficacia simbolica. In questo quinto numero di INFORMAZIONE SCOZZESE: sulla musica e la memoria, sull’ironia e il lessico, sulla stazione ferroviaria e i libri indispensabili. In verità, se gli animali comunicano bene nello spazio, l’uomo è il solo animale che trasmette nel tempo: attraverso la cultura e la scrittura per costruire, secondo i suoi bisogni, un’intelligenza collettiva. E’ il trasmettere, non il comunicare, che fonda l’appartenenza e una tradizione. Profondamente inscritta nella specie, quest’attitudine pensa sul lungo termine e, grazie alla scrittura e alla circolazione più ampia delle idee, sovverte la cultura orale degli antichi e destituisce il prestigio delle “chiese”. Ieri il “Libro” stampato da Gutenberg oscurava le cattedrali e resisteva al sospetto, avanzato nel Fedro da Platone, che la scrittura creasse delle illusioni al pari delle immagini: imitazione della parola, artefatto votato al silenzio e incapace di generare un senso. Oggi la dinamica della tipografia elettronica smentisce le affermazioni dei teorici della Le ragioni d’una scelta del Fr. Giovanni Casa, 33° M.A. Gran Bibliotecario 3 EDITORIALE comunicazione come Mac Luhan che profetizzava la scomparsa dello scritto con la comparsa della televisione. Di fatto lo schermo elettronico reinventa e moltiplica i luoghi e le potenzialità d’espressione della scrittura: in una nuova modernità, interattiva e condivisa, che consente di pensare la circolarità della ragione. E’ chiaro che le vicende umane non sono soltanto frutto di verità e d’argomentazione; esse comportano una parte irrazionale di emozioni e di conflitti che la comunicazione consente di gestire senza violenza. Ma ciò non implica che si debba o si possa fare a meno dell’INFORMAZIONE.
Informazione Scozzese, numero 6, Anno 2012
(scarica il Pdf oppure consultalo online)
Editoriale
Uno spettro, che viene da lontano, turba sovente i nostri lavori: lo spettro di Platone che accusa, nel “Fedro”, la scrittura. Da più di duemila anni, affidare il discorso all’esteriorità dei “segni” si porrebbe contro l’autentica reminiscenza: la parola del dialogo e la contemplazione del sapere puro, il risveglio della verità nell’interiorità dell’anima. Questo afferma Platone senza ironia. Ed è paradossale che egli abbia scritto e molto. Anche se occorre una miriade di spermatozoi per una fecondazione sola, affinché il nascere abbia un senso, noi pensiamo che una nascita debba essere preceduta, circondata e seguita da altre nascite. Perché una cosa avvenuta una sola volta è come se non fosse mai avvenuta. La scrittura, con le sue impronte esteriori, non solo porta soccorso alla “debolezza” del discorso impreciso e lacunoso, ma rafforza la memoria: libera la spiritualità del discorso dal corpo del parlante e dalla fugacità dell’evento, aprendo a un mondo sempre più vasto. Se, col venire meno della voce viva, la scrittura aumenta la potenza del dire, alla scrittura aggiunge qualcosa la lettura. Dall’esilio il testo viene restituito al mondo e diventa l’occasione e lo strumento di un incremento di senso: per costruire soluzioni migliori e migliorare quelle già esistenti. Questa etica ermeneutica, che identifichiamo nella saggezza pratica della “tradizione scozzese” di trentatré vocabolari differenti, consente una coesistenza tra culture e rende la differenze più feconde. Perché, paradossalmente, “abitare la tradizione” è una condizione migrante: non è l’atto di riempire un luogo già costruito, ma “ è un processo che richiede di continuare a costruire per tutto il tempo che si abita”. Al fine di evitare il destino di Narciso, che annega nello specchio d’acqua, ove si disperdono i suoi riflessi, con i primi sei numeri di INFORMAZIONE SCOZZESE abbiamo cercato di perfezionare un disegno agnostico e sereno della condizione umana, cercando di sottrarci a ogni reazione emotiva di repulsione o di seduzione. Nella speranza che l’impresa continui laboriosa con minuziosa sobrietà, auguriamo buona lettura a tutti.