R∴L∴ Giovanni Pascoli 1089 all’ Or∴di Bologna, colonne alzate il 21 novembre 1989 alle ore 20.
Titolo distintivo della loggia dell’Oriente di Bologna dedicato a un grande poeta cui certamente può essere riferito quanto osservato da Armando Corona (già Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia) come la prova che “l’artista massone deve usare la parola, giacché ciò che apprende ha valore universale” (fonte: Fondazione Pascoli, 1989)
Documentario sulla vita e sulle opere di Giovanni Pascoli, massone e letterato (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912), tratto da Le Lettere, Rai 5.
https://www.youtube.com/watch?v=wR3Vn6NTRL4&t=28s
Il testamento massonico di Giovanni Pascoli
Fratelli dell’Emilia Romagna, se avete piacere di inviarci la storia e le finalità delle Vostre rispettabili logge, saremmo onorati di ospitarle in questi spazi nella forma a Voi più gradita.
MEMENTO
La mia Loggia Madre, Rudyard Kipling.
C’erano Rundle, il capo stazione,
E Beazeley, delle Ferrovie,
E Ackman dell’Intendenza,
E Donkin delle Prigioni,
E Blake il sergente istruttore,
Per due volte fu il nostro Venerabile,
Con quello che aveva il negozio «Europa»,
Il vecchio Framjee Eduljee.
Fuori – «Sergente, Signore, Saluto, Salaam»
Dentro, «Fratello», e non c’era nulla di male. /
Ci incontravamo sulla Livella e ci separavamo sulla Squadra,
Ed io ero Secondo Diacono nella mia Loggia Madre laggiù!
Avevamo Bola Nath il contabile
E Saul, l’israelita di Aden,
E Din Mohammed disegnatore al Catasto,
C’erano Babu Chuckerbutty, /
E Amir Singh, il Sikh,
E Castro delle officine di riparazione,
Il Cattolico Romano!
Non avevamo belle insegne,
E il nostro Tempio era vecchio e spoglio,
Ma conoscevamo gli antichi Landmarks,
E li osservavamo per filo e per segno.
E guardando tutto ciò all’indietro,
Mi colpisce questo fatto,
Che non esiste qualcosa come un infedele,
Eccetto, forse, noi stessi.
Poiché ogni mese, finiti i Lavori,
Ci sedevamo tutti e fumavamo,
(Non osavamo fare banchetti / Per non violare la casta di un Fratello),
E si parlava, uno dopo l’altro,
Di Religione e di altre cose,
Ognuno rifacendosi al Dio che meglio conosceva.
L’uno dopo l’altro si parlava,
E non un solo Fratello si agitava,
Fino a che il mattino svegliava i pappagalli,
E quell’altro uccello vaneggiante;
Si diceva che ciò era curioso,
E si rincasava per dormire,
Con Maometto, Dio e Shiva
Che facevano il cambio della guardia nelle nostre teste.
Sovente, al servizio del Governo,
Questi passi erranti hanno visitato
E recato saluti fraterni
A Logge d’oriente e d’occidente,
Secondo l’ordine ricevuto,
Da Kohat a Singapore,
Ma come vorrei rivedere
Ancora una volta quelli della mia Loggia Madre!
Vorrei potere rivederli,
I miei Fratelli neri e scuri,
Tra l’odore piacevole dei sigari di là,
Mentre ci si passa l’appiccicafuoco;
E con il vecchio khansamah che russa
Sul pavimento della dispensa,
Ah! essere Maestro Massone di buona fama
Nella mia Loggia Madre, ancora una volta!
Fuori – «Sergente, Signore, Saluto, Salaam»
Dentro, «Fratello», e non c’era nulla di male.
Ci incontravamo sulla Livella e ci separavamo sulla Squadra,
Ed io ero Secondo Diacono nella mia Loggia Madre laggiù!
Rudyard Kipling (1865-1936), premio Nobel per la Letteratura nel 1907, fece il suo ingresso in Massoneria nel 1886, nella Loggia Hope and Perseverance N° 782 di Lahore, Punjab, (loggia che rese celebre con la poesia “Mother Lodge” apparsa in “The Seven Seas nel 1896). Fu iniziato da un maestro venerabile indù, promosso compagno da un musulmano ed elevato al grado di maestro da un inglese, mentre il tegolatore era ebreo. Tutta l’opera di Kipling reca il segno della sua vocazione universalistica.
In seguito di affiliò alla Loggia Philantropy N° 391 di Allahabad nel Bengala e quindi, stabilendosi in Inghilterra, fu fondatore delle logge Builders of the Silent Cities N° 4948 e Author’s N° 3456. Kipling fu laureato Poeta dalla antichissima Loggia Canongate Kilwinning di Edimburgo che nel 1787 aveva attribuito lo stesso onore al poeta scozzese Robert Burns, anch’egli massone.