Sala gremita di persone, sabato 8 dicembre presso la Galleria Europa al piano terra del Palazzo Comunale di Modena, per la presentazione della biografia del massone Angelo Fortunato Formiggini, ad opera di Roberto Vaccari. Il giornale cittadino ha dedicato ampio spazio al fratello morto suicida contro le leggi razziali.
Angelo Fortunato Formiggini (Modena, 21 giugno 1878 – Modena, 29 novembre 1938) è stato un editore italiano, fondatore dell’omonima casa editrice.
Biografia
Angelo Fortunato Formìggini nacque a Collegara, frazione di Modena, quinto e ultimo figlio di una famiglia ebraica con antenati originari di Formigine, da cui presero il cognome, un tempo gioiellieri degli Estensi e poi finanzieri. Il capostipite fu Elia Formiggini, altri membri importanti furono Laudadio Formiggini e Mosè Formiggini.
Frequentò il Liceo Galvani di Bologna ma ne venne espulso nel 1896 per aver scritto un poemetto – La divina farsa. Ovvero la descensione ad inferos di Formaggino da Modena – da lui fatto stampare e distribuito nell’interno stesso del liceo, nel quale, sulle orme di Dante, satireggiava professori e compagni di scuola.
Concluse così gli studi nel Liceo Muratori di Modena e si iscrisse nella Facoltà di Giurisprudenza, laureandosi con lode nel 1901 presentando la tesi La donna nella Torah in raffronto con il Manava-Dharma-Sastra.
Trasferitosi a Roma nel 1902, s’iscrisse alla Facoltà di Lettere e filosofia, seguendo le lezioni di Antonio Labriola, aderì all’associazione studentesca «Corda Fratres», nel 1903 fu iniziato in massoneria nella loggia “Lira e Spada”[2] e nel 1904 divenne Maestro[3]. Conobbe la pedagogista Emilia Santamaria, autrice di diverse opere e collaboratrice del periodico L’Italia che scrive, che sposò nel 1906. Tornato l’anno dopo a Bologna, conseguì la sua seconda laurea in filosofia morale con la tesi Filosofia del ridere. Ridere, afferma, rende fraternamente solidali gli uomini e l’umorismo è «la massima manifestazione del pensiero filosofico».
L’attività editoriale
L’esordio di Formiggini come editore coincise con le annuali feste mutino-bononiensi in commemorazione della battaglia di Zappolino (1325)[4] . Il 31 maggio 1908 il neo editore pubblicò due volumi ispirati ad Alessandro Tassoni (1565-1635), autore nel 1614 de La secchia rapita, un poema eroicomico che celebrava in chiave ironica l’avvenimento. Il primo libro fu: La secchia, dichiaratamente ispirato all’opera tassoniana, una raccolta di poesie di vari autori (prefazione di Olindo Guerrini) accompagnate da alcuni sonetti inediti del Tassoni stesso. Il secondo fu Miscellanea tassoniana di studi storici e letterari, un volume di saggi sul poeta seicentesco modenese (prefazione di Giovanni Pascoli). Unito all’amore per l’opera comica vi era l’interesse per la filosofia e la religione. Ne scaturì un’attività editoriale variegata, in cui accanto a pubblicazioni accademiche fecero da contrappeso volumi di facile consultazione. Formiggini creò le collane «Biblioteca di filosofia e pedagogia» ed «Opuscoli di filosofia e pedagogia». Nel 1909 iniziò la pubblicazione della «Rivista di Filosofia», organo ufficiale della Società Filosofica Italiana fino al 1918. Nello stesso anno 1909 lanciò il primo numero della collana «Profili» (sulle maggiori personalità italiane della storia della cultura), con una monografia su Sandro Botticelli: ne seguiranno altri 128, fino al Chiabrera del 1938: «[…] graziosi volumetti elzeviriani […] non aridi riassunti eruditi, ma vivaci, sintetiche e suggestive rievocazioni di figure attraenti e significative […] soddisfano il più nobilmente possibile all’esigenza, caratteristica del nostro tempo, di voler molto apprendere col minimo sforzo […]»[5]. L’anno seguente avviò la serie sui «Poeti italiani del XX secolo» ed assunse la pubblicazione della «Rivista pedagogica» (cui seguirà qualche anno dopo la rivista di biologia generale «Bios», diretta da Paolo Enriques). Nel 1911 varò altre due collane: «Biblioteca di varia cultura» e «Filosofi italiani»[4].
Il favore riscosso dalle pubblicazioni lo convinse ad aumentare le dimensioni dell’azienda e il numero di iniziative: trasferitosi a Genova, nel 1912 creò «I Classici del ridere», che fu, secondo la sua definizione, «er mejo fico der mio bigonzo», la collezione di maggior successo, che si aprì con la Prima giornata del Decameron e proseguì con il Satyricon di Petronio e via via, col Gargantua di Rabelais, con il Gulliver, l’Asino d’oro e l’Heptameron di Margherita d’Angoulême.
Interventista, partì ufficiale volontario per il fronte di guerra nel 1915 ma fu presto congedato. Nel 1916 trasferì la Casa editrice a Roma, città di origine della moglie, trovando sede nei pressi di piazza Venezia. Nel 1918 ebbe un’iniziativa particolarmente moderna e originale per il tempo: quella di segnalare le novità librarie accompagnandole con i profili degli autori. Fondò «L’Italia che scrive», un periodico mensile d’informazione libraria che, nei suoi intenti, doveva occuparsi di «tutte le principali questioni inerenti alla vita del libro italiano in quanto esse sono essenziali alla vita spirituale della nazione». Contemporaneamente costituì una biblioteca dell’umorismo, battezzata la «Casa del Ridere», raccogliendo qualunque materiale fosse attinente, dai libri alle riviste, alle stampe, ai quadri.
Nel 1921 Formiggini creò l’«Istituto per la Propaganda della Cultura Italiana» (IPCI), società della quale egli fu eletto amministratore dal consiglio direttivo formato da eminenti uomini di cultura. Il Governo Mussolini eresse l’IPCI, con il Regio Decreto del 21 novembre 1921, a Ente Morale, che successivamente fu rinominato «Fondazione Leonardo per la Cultura Italiana» su proposta di Giovanni Gentile, ministro della Pubblica Istruzione. Il presidente del Consiglio direttivo della Fondazione, Ferdinando Martini, appoggiò il progetto di Formiggini di dar vita a una Grande Enciclopedia Italica in 18 volumi, che avrebbe rappresentato, per l’Italia d’allora, una realizzazione culturale di primo livello.
Il ministro Giovanni Gentile non intese però consentire tale progetto, che aveva le sue radici in quella cultura positivistica che egli intendeva superare per affermare il suo programma di egemonia culturale neo-idealistica. Essendo l’«Italia che scrive» la pubblicazione ufficiale della Fondazione, Gentile pretese che il Consiglio direttivo controllasse direttamente il periodico. Accusato l’editore di irregolarità amministrative, nel febbraio del 1923 lo costrinse, con tutto il Consiglio, a dare le dimissioni. Infine, nel 1925, la Fondazione fu assorbita, con tutto il suo patrimonio, dall’Istituto Nazionale Fascista di Cultura, presieduto dallo stesso Gentile. Formiggini dovette così rinunciare al suo progetto che invece, com’è noto, sarà realizzato, auspice il Gentile, da Giovanni Treccani, con la pubblicazione dell’«Enciclopedia italiana di scienze, lettere e arti».
Formiggini si fece giustizia già nell’ottobre 1923 pubblicando La ficozza filosofica del fascismo e la marcia sulla Leonardo. La ficozza, in dialetto romanesco, è il bernoccolo che spunta sulla testa in conseguenza di un colpo ricevuto: per lui, Gentile era il colpo e l’escrescenza cresciuta sulla testa del fascismo. Il libro fu insieme un bilancio della sua attività, una satira anti-gentiliana e uno sfogo, ironico e amaro, per la prepotenza subita.
Continuò a produrre nuove collane: nel 1923 fu la volta delle «Apologie», profili di dottrine filosofiche e religiose, nelle quali uscirono il Cattolicismo di Ernesto Buonaiuti, il Taoismo di Giuseppe Tucci, l’Ebraismo di Dante Lattes, l’Islamismo di Laura Veccia Vaglieri, l’Ateismo di Giuseppe Rensi e altri otto titoli. L’anno dopo fu la volta delle «Medaglie», monografie di personaggi contemporanei: le pubblicazioni furono travagliate in quanto ebbero come oggetto personalità sgradite al regime, come Luigi Albertini, Giovanni Amendola, Filippo Turati e Luigi Sturzo: dovettero essere ritirate dalle librerie. Fra le «Medaglie», il Mussolini di Giuseppe Prezzolini non ebbe invece problemi. Nel 1926 apparvero le «Cartoline parlanti», vere e proprie cartoline con fotografie di personaggi della cultura accompagnate da un motto. Formiggini fu un vulcano d’idee: nuove collane furono le «Lettere d’amore», le «Polemiche», le «Guide radio-liriche» (12 numeri), l’«Aneddotica» (21 volumi) e il «Chi è? Dizionario degli italiani d’oggi» (1928-31), schede biografiche di noti personaggi viventi, che ebbero molto successo. Scritto da lui stesso fu invece il Dizionarietto rompitascabile degli editori italiani compilato da uno dei suddetti, pubblicato da Mondadori e ristampato da Formiggini in una seconda edizione ampliata nel 1928.